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Antonio Bonfitto

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Cenozoico:gli ultimi 65 milioni di anni

L'era Cenozoica comprende gli ultimi 65 milioni di anni. È divisa in due periodi, il primo dei quali, il Terziario, durò fino a 2 milioni di anni fa. Il Terziario si divide a sua volta in varie epoche che, dalla più antica alla più recente, sono il Paleocene (65-55 milioni di anni fa), l'Eocene (55-38 milioni di anni fa), l'Oligocene (38-25 milioni di anni fa), il Miocene (25-5 milioni di anni fa) e il Pliocene (5-2 milioni di anni fa). Il secondo periodo, il Quaternario, ha avuto origine due milioni di anni fa e dura tuttora.

Il Terziario fu il periodo dei Mammiferi. Dopo aver vissuto per quasi 150 milioni di anni all'ombra dei Dinosauri, improvvisamente questo gruppo di vertebrati si trovò a disposizione un ambiente assolutamente privo di competitori e una grande varietà di nicchie ecologiche lasciate libere dai grandi rettili. Fu una vera e propria esplosione di vita mammaliana; sulla terra ferma si svilupparono erbivori provvisti di zoccoli e carnivori predatori, nell'aria i pipistrelli, le balene nei mari. Tutto questo in meno di 15 milioni di anni. Oltre che dalla disponibilità di risorse ambientali, la grande radiazione adattativa dei mammiferi fu favorita da fenomeni di deriva continentale che, isolando masse fino ad allora unite, favorirono eventi di speciazione per isolamento geografico. In pratica, i continenti costituirono altrettanti laboratori evolutivi, più o meno separati, in cui si svilupparono molte specie isolatamente l'una dall'altra, che poi ebbero la possibilità di diffondersi in altre aree allorché la mutevole geografia lo consentiva. Interscambi faunistici si ebbero soprattutto tra le masse continentali settentrionali (Nordamerica ed Eurasia) fino all'inizio dell'Eocene; successivamente si ebbe divergenza per la separazione del Nord America dall'Europa e di quest'ultima dall'Asia. Nell'Oligocene queste due masse continentali furono riconnesse consentendo l'invasione dell'Europa da parte di forme asiatiche. Le faune continentali meridionali ebbero delle storie più indipendenti. Dei gruppi più importanti di Mammiferi terrestri che si sparsero attraverso il globo nel Cretaceo e nel Terziario, solo i Marsupiali e i Monotremi (mammiferi primitivi depositori di uova) raggiunsero l'Australia prima della sua separazione e del suo slittamento verso il Nord dell'Antartide. Sottraendosi alla competizione con i mammiferi placentati, i Marsupiali poterono diversificarsi notevolmente occupando nicchie altrove occupate dai placentati con forme straordinariamente simili dal punto di vista morfologico (convergenza adattativa). I Marsupiali si diversificarono anche in Sud America, ma qui furono successivamente eclissati dai vari placentati che vi giunsero all'indomani dell'emersione dell'istmo di Panama, nel Pliocene. Oggi sopravvivono solo due gruppi di marsupiali americani.

Alla rapida evoluzione dei mammiferi terziari contribuirono anche i notevoli cambiamenti climatici che si verificarono in questo periodo. In particolare, il sopravvenire di climi più freddi e asciutti, che si verificò dall'Oligocene in avanti, promosse la diffusione delle savane erbose, specialmente in Asia e in Nord America. Queste costituirono le zone di sviluppo e proliferazione massiccia degli attuali Ungulati da pascolo come i rinoceronti, i cammelli, i bovidi e i cavalli. Proprio il quadro evolutivo dei cavalli può essere portato ad esempio di evoluzione indotta da mutamenti ambientali. Da forme di piccole dimensioni, adattate alla vita in ambiente boschivo, si passa, infatti, a forme di grandi dimensioni, adattate alla corsa in ambienti aperti e in grado di nutrirsi di vegetali via via più fibrosi. Nel frattempo, i rapporti interspecifici tra mammiferi predatori ed erbivori venivano strutturandosi in modo definitivo. La ben nota dote dei cavalli nella corsa veloce non è che uno dei risultati di queste interazioni. E probabile che tali relazioni siano anche largamente responsabili di un aspetto molto importante dell'evoluzione dei Mammiferi, il notevole sviluppo della massa cerebrale. Misurazioni della grossezza del cervello ottenute a mezzo dei calchi presi dalle parti interne dei crani fossili indicano un progressivo aumento di tale formazione, che corrispondeva all'aumento nelle dimensioni del corpo, sia nei carnivori che negli erbivori. In verità le masse cerebrali degli erbivori erano, e sono, in genere, più grosse di quelle dei Carnivori; in pratica ad un aumento delle potenzialità predatorie dei carnivori corrispondeva un aumento cerebrale degli erbivori che divenivano sempre più abili nello sfuggire loro. I Carnivori, dal canto loro, svilupparono una vasta gamma di armi offensive specializzate e ciò si verificò indipendentemente in parecchi gruppi di animali diversi. Per esempio, grosse specie predatrici con denti canini allungati a forma di lama, note come tigri dai denti a sciabola(Fig. 8), originarono più volte da gruppi differenti sia tra i mammiferi marsupiali che tra i mammiferi placentati. Gli erbivori rispondevano con una serie di dispositivi difensivi come la migliorata abilità nella corsa oppure con l'aumento delle dimensioni, fino ad arrivare a taglie inespugnabili, come negli elefanti, o come un colossale parente dei rinoceronti attuali, l'Indricotherium del Miocene, che misurava in piedi 6 metri di altezza. Altri svilupparono una varietà di corna, sebbene queste venissero comunemente impiegate per lotte interspecifiche per la conquista delle femmine, nella formazione dei branchi e nell'assegnazione gerarchica dei ruoli all'interno degli stessi.

tigre dai denti a sciabola
Fig. 8. Smilodon, la tigre dai denti a sciabola.

Un'altra storia di successo dei grandi vertebrati terrestri nel Terziario è stata quella degli Uccelli. Come i Mammiferi, essi si diversificarono rapidamente: anzi si può ben dire che quasi la metà degli ordini ancor oggi viventi si era evoluta verso la fine dell'Eocene, comprese alcune specie particolarmente specializzate come i pinguini, gli avvoltoi, i gufi e una varietà di grossi uccelli incapaci di volare. Alcuni di questi ultimi, come Diatryma, gigante dell'Eocene del Nord America, godette localmente di un breve regno come principale carnivoro, contemporaneamente ai primi Mammiferi. Altre forme gigantesche, non volatrici, si svilupparono soprattutto in ambienti insulari.

In tutte queste interazioni ecologiche e nei cambiamenti geoclimatici e geografici che caratterizzarono il Terziario si ritrovano anche le radici dell'evoluzione dell'uomo. La linea dei primati era già sorta da lungo tempo, addirittura nel Cretaceo; i fossili più antichi che si conoscano, risalenti a 70 milioni di anni fa, ci provengono dal Nord America. Erano forme arboricole (Purgatorius), non dissimili dagli attuali insettivori dai quali erano derivati. Si tratta, tuttavia, di forme nebulose, note solo per alcuni denti. I primi resti fossili di primati relativamente completi risalgono a circa 50 milioni di anni fa e sono rappresentati da proscimmie simili a lemuridi. Si pensa che anche queste forme conducessero vita arboricola, non entrando così in competizione con i roditori che, nello stesso periodo, occupavano con successo il suolo delle foreste. Attorno a 30 milioni di anni fa, comparvero le scimmie e di poco successivi sono i primi resti di antenati delle attuali scimmie antropomorfe (Aegyptopethscus da El-Fayum, Egitto settentrionale), e quindi anche dell’uomo.



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