Il Cielo degli Agricoltori
"La Luna – disse Nuto – bisogna crederci per forza. Prova a tagliare a Luna piena un
pino, te lo mangiano i vermi. Una tina la devi lavare quando la Luna è giovane.
Perfino gli innesti, se non si fanno ai primi giorni della Luna, non attaccano. Allora
gli dissi che nel mondo ne avevo sentito di storie, ma le più grosse erano queste."
(Cesare Pavese, La Luna e i falò).
Il mondo agricolo ha sempre avuto un rapporto particolare, anche se inconscio, con
l’astronomia. Come potrebbe essere diversamente?
Per i contadini la Luna è sempre stata un punto di riferimento.
La tradizione lunare, ad esempio, consiglia quando imbottigliare il vino e i vecchi
contadini sostengono l’importanza della Luna nelle semine, nelle potature, nella
cura dei vitigni.
Il legame tra astronomia e agricoltura è molto antico.
Per gli antichi Greci l’astronomia era pratica di vita, un mezzo per stabilire i momenti
propizi alle attività dei campi.
Il calendario agricolo si basava essenzialmente sul sorgere e tramontare di stelle
importanti (Sirio, Arturo) o di gruppi di stelle (Orione, le Pleiadi, le Iadi) e anche sui
solstizi d’estate e d’inverno.
Nel Cinquecento era forte la convinzione che l’agricoltore fosse anche astronomo e nei
Propos rustiques si parla di un pastore che, con l’ausilio di una pertica, come se
fosse un astrolabio, prende il punto di una stella.
Ma, forse, nelle campagne le stelle erano meno significative dei segni della natura
per orientarsi nel corso dell’anno.
E le speculazioni calendariali forse erano più importanti: se il Natale cadeva di
domenica l’inverno sarebbe stato tiepido, ad esempio. Più importanti ancora i santi,
che presiedevano ai frutti della terra, come la pioggia a Sant’Urbano in maggio: rischiava
di compromettere tutto.
E ancora oggi diciamo "Santa Lucia la notte più lunga che ci sia" nonostante il
solstizio invernale non corrisponda affatto alla festa della santa di Sicilia.
Le immagini
1. I dodici lavori dei mesi.
Nel 1583, un opuscolo sosteneva
che la riforma gregoriana del
calendario si sarebbe dimostrata
utile per la campagna, perchè
fissava l’equinozio e dava certezze
astronomiche ai contadini.
Pietro de’ Crescenzi, Rusticana.
Chantilly, Musèe Condè
2. Durante il Cinquecento, nelle
campagne, il primo martedì della
Luna nuova era considerato cruciale:
se era sereno, tutto il mese sarebbe
stato soleggiato, se invece pioveva,
ci si doveva aspettare continui
rovesci fino alla Luna successiva.
3. Plinio scriveva: "I più anticipano iltempo della semina e seminano i cereali
a partire dall’undicesimo giorno dopo
l’equinozio d’autunno". Ma per compiere
le operazioni descritte erano necessari
complessi calcoli, precisi strumenti e
una conoscenza delle costellazioni
che difficilmente un contadino
analfabeta poteva avere.
4. Una immagine del ciclo del tempo.
Al centro la personificazione
dell’anno sorregge il Sole e la Luna;
intorno, i segni zodiacali associati
ai lavori agricoli nei diversi mesi.
Chronicon Zwifaltense minus.
1140 circa.
5. Ne Le opere e i Giorni di Esiodo si
legge: "Quando le Pleiadi, figlie di
Atlante, si levano, si inizi a mietere,
e quando si coricano, si inizi ad
arare". Van Gogh girando per la
campagna della Provenza scriveva:
"il grano ha tutti i toni dell’oro
vecchio, del rame, dell’oro verde
o rosso, dell’oro giallo..."
Veduta della piana della Crau.
Rijksmuseum Vincent Van Gogh, Amsterdam.
6. La tradizione lunare consiglia di
imbottigliare al primo quarto, in
fase di luna crescente, per ottenere
vini frizzanti; all’ultimo quarto, in
fase di luna calante, i vini a lungo
invecchiamento; con la luna piena
si può imbottigliare qualsiasi tipo di
vino. Castlè a Bulaggna (Castellata
a Bologna). La Rana, 1867.