Il Cielo dell'Egitto
Per gli antichi Egizi, l’Universo aveva la forma di un parallelepipedo orientato
nella direzione Nord-Sud parallelamente alla Valle del Nilo.
Il cielo era cosparso di lampade appese a funi o trasportate da divinità.
Le lampade di giorno erano spente o invisibili, mentre splendevano durante la notte.
Il cielo era sostenuto da quattro montagne che fungevano da pilastri.
Gli Egizi non furono mai in grado di sviluppare un sistema posizionale di notazione
numerica e anche per questo essi furono capaci di avere solo una comprensione
elementare dei moti celesti.
Comunque i sacerdoti egiziani furono capaci di pensare a un sistema molto intelligente
per stabilire in maniera sicura la posizione del Sole tra le stelle, aiutati in questo
dalla purezza del cielo del deserto al sorgere del Sole.
Se il cielo è sufficiente terso, al nascere del Sole è possibile osservare per un attimo
la posizione delle stelle più brillanti, o addirittura individuare quale stella brillante
stia nascendo insieme al Sole in altri punti dell’orizzonte (sorgere eliaco della
stella). Il giorno dopo, muovendosi il Sole tra le stelle in senso detto diretto (verso
Est), la stella sarebbe sorta prima del Sole, mentre nei giorni precedenti non poteva
essere osservata perché sarebbe sorta dopo il Sole.
Con questo sistema, prendendo come riferimento la stella Sotis (la nostra Sirio),
fu possibile per gli astronomi egiziani ancorare al moto del Sole in cielo le date delle
diverse attività agricole, scandite da opportuni rituali e festività tutte temporalmente
dipendenti dal momento del sorgere eliaco di Sirio.
Il risultato astronomico di maggiore rilievo ottenuto dagli Egizi fu di stabilire un
calendario lunare relativamente sofisticato, che era utilizzato per determinare i momenti
da dedicare a riti religiosi e oblazioni.
In seguito questo calendario religioso fu semplificato per permetterne l’uso
all’Egiziano medio per lo svolgimento dei suoi affari.
Il calendario civile prevedeva la suddivisione in dodici mesi di trenta giorni ciascuno
con un’aggiunta di un’unità di cinque giorni ed è il più antico predecessore del
nostro moderno calendario occidentale.
Le immagini
1. La piramide di Cheope a Giza.
Immagine tratta da Alfonso Pérez de Laborda,
Gli antichi astronomi, Jaca Book, 2007.
2. Calendario dei giorni buoni e cattivi.
Papiro. 1290 – 1224 a.C.
Londra, The British Museum.
3. Merkhet. Era uno strumento
astronomico formato da una foglia
di palma avente un intaglio sulla
sommità ed una squadra col filo a
piombo. Questo strumento veniva
usato per determinare l’asse del
tempio o delle piramidi, per
osservare il transito al meridiano
delle stelle e per misurare i campi.
Circa 600 a.C.
Berlino, Aegyptisches Museum und Papyrussammlung
4. Soffitto delle costellazioni nella tomba
di Seti I, una delle sepolture della
Valle dei Re, con personificazioni
delle costellazioni sotto forma di
animali e di figure antropomorfe.
Circa 1275 a.C.
5. Il sovrano e la sua consorte
camminano uniti per mano.
La minuziosa resa dei particolari,
delle vesti plissettate, richiamano
l’irradiarsi dei raggi solari. Statuette
di Akhenaton e Nefertiti, XVII dinastia.
Parigi, Museo del Louvre.
6. Il levarsi eliaco di Sirio coincideva
con l’inizio della benefica inondazione
del Nilo. In Egitto la piena del Nilo
governava con regolarità l’agricoltura
del paese e costituiva il fenomeno
essenziale dell’anno: essa cominciava
verso la metà di giugno, il fiume
cresceva durante un centinaio di
giorni, soprattutto in agosto, restava
costante una ventina di giorni,
poi decresceva.