Johannes Kepler. |
La concezione copernicana offre una più accettabile visione fisica ed abolisce il privilegio di centralità conferito alla Terra. Discriminare tra le due concezioni, quella geocentrica e quella eliocentrica, può essere fatto solo compiendo accurate osservazioni delle posizioni dei pianeti, del Sole e della Luna ed elaborando i risultati con animo scevro da pregiudizi; anche a costo di rivedere dalle fondamenta le idee correnti sulla fisica. In questo programma di lavoro spiccano i nomi di Giovanni Keplero (1571-1630), Galileo Galilei (1564-1642) e di Isacco Newton (1642-1727).
Scrive Thomas Khun (La Rivoluzione Copernicana, Einaudi, 1972) che "il De Revolutionibus costituì la miccia di una rivoluzione che esso aveva a mala pena delineato. È un testo che provoca una rivoluzione più che un testo rivoluzionario".
La prima ed importante
verifica della validità dell'ipotesi copernicana venne da Keplero
che potè utilizzare osservazioni di Marte molto precise fatte dal
suo maestro Tycho Brahe (1546-1601). Dopo vari tentativi, fatti nel
corso di dieci anni di lavoro, Keplero pervenne in modo empirico alla
formulazioni delle tre leggi che portano il suo nome.
Iª legge di Keplero:
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IIª
legge di Keplero:
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IIIª
legge di Keplero:
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Analiticamente la terza legge di Keplero si scrive:
P2 = k a3
in cui P indica il periodo
di rivoluzione del pianeta; a il
semiasse maggiore della sua
orbita intorno al Sole; k una costante di
proporzionalità dipendente dalle unità
di misura adottate.
Se i periodi
di rivoluzione si misurano in anni ed i semiassi maggiori delle orbite
planetarie in unità del semiasse maggiore
dell'orbita terrestre, si ha k
= 1. Per una delle proprietà
dell'ellisse, il semiasse maggiore è la
media aritmetica delle distanze minima e massima, ossia la distanza
media, di un punto dell'ellisse da uno dei fuochi. Nel caso dell'orbita
terrestre, quindi, il semiasse maggiore è la distanza media della Terra
dal Sole e prende il nome di Unità Astronomica (U.A.).