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Palach, Jan
1948-1969

Il 21 agosto 1968, le truppe dell'URSS e di quattro altri paesi del Patto di Varsavia invasero Praga e il resto del paese (la versione ufficiale del regime comunista sovietico fu quella di "aiuto fraterno"). La "Primavera di Praga" ebbe quindi vita brevissima, e venne repressa con la forza; Dubcek fu arrestato e venne formato un governo filosovietico. Dopo quasi 5 mesi di occupazione militare, nella storica e centrale piazza San Venceslao, a Praga, un giovane studente di filosofia, Jan Palach,in segno di protesta, si cosparse di benzina e si diede fuoco. Da quel giorno Palach diventò uno dei simboli più significativi di una Cecoslovacchia silenziosa e angosciata. I suoi funerali, celebrati il 25 gennaio 1969, vennero seguiti da quasi un milione di persone.
La sua tomba divenne presto un luogo di culto, dove i dissidenti del regime comunista andavano a porgere il loro silenzioso saluto in segno di protesta contro la dittatura. Le autorità cecoslovacche, preoccupate per questo crescente fenomeno di massa, decisero, nel 1973, di allontanare le spoglie di Palach e traslare i resti del suo corpo a Vsetaty, a pochi chilometri dal suo luogo di nascita.
Dopo il crollo del comunismo e la caduta del Muro di Berlino, la figura di Palach, messa in ombra da decenni di dittatura, venne rivalutata, al punto che nel 1990 il presidente della Repubblica Cecoslovacca Vaclav Havel gli dedicò una lapide per commemorare il suo sacrificio in nome della libertà. Oggi, una moltitudine di circoli e associazioni studentesche portano il suo nome e lo ricordano come un martire, morto per difendere i suoi ideali. Dal mese di ottobre del 1990 le sue ceneri si trovano nel cimitero di Olsany, a Praga.
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